Buongiorno a tutti Ravanellissimi! Eccoci con una ricetta, un paté “che spacca”, che riscuote sempre tantissimo successo, a patto di NON NOMINARE MAI l’ingrediente principale: le alghe!

Ho visto persone sbavare copiosamente durante l’assaggio, le ho distintamente sentite elogiare le qualità ed il profumo di questa meravigliosa “tapenade di olive” (Ò_Ò … !), ho gioito dinnanzi a facce festanti e lingue frullanti, e, pasciuta di tanta gioia, mi son guardata bene dallo svelare l’arcano.

Le alghe sono un ingrediente tutto italiano della nostra cucina, pur avendone ormai persa la consuetudine nell’uso. Nell’antichità venivano consumate da tutti i popoli delle aree vicino al mare (fonte: Taccuini Storici) e noi italiani non siamo stati certo da meno: del resto, siamo o non siamo bagnati dai mari Ligure, Tirreno, di Sardegna, di Sicilia, Ionio, Adriatico, Mediterraneo … ed i fiumi e i laghi dove li mettiamo?

Se in terra crescono le verdure di terra,

in mare, altrettanto semplicemente, crescono le verdure di mare,

tanto è vero che, persino nella nostra insospettabile penisola, si riscontrano ricette tipiche: ad esempio le “zeppoline di mare”, come ci rammenta la bravissima Cobrizo, diffuse nella gloriosissima tradizione gastronomica napoletana. Guardate questa foto (fonte: Napoletanità) di fine ‘800, che immortala un mestiere tipico dell’epoca, il venditore di zeppole! Insomma, uno street food napoletano in piena regola, diffuso al pari di piadine, panelle, arancine, crocchè, focacce e farinate in altre parti d’Italia!

Ma guardate quanto sono belle e golose le zeppole con le alghe, “Zuppulell ’cu l’alg”, note anche come zeppole di pasta cresciuta o “past crisciut”? (Fonte foto: Scatti di gusto.).

Decisamente invitanti! Veniamo alla nostra proposta di oggi.

RICETTA

La ricetta è presa, pari pari, dalla bravissima Cuoca Petulante. Raramente replico senza modifiche, ma in questo caso, merita! 

Ingredienti:

  • 20 gr di dulse
  • 20 gr di arame
  • 8 cetriolini piccoli
  • 10 capperi
  • 2 cucchiai di olio di sesamo
  • acqua qb
  • 3 cucchiai di pinoli
  • 2 cucchiai di salsa di soia
  • 2 cucchiai di acidulato di riso (o aceto di mele)
  • 1 cucchiaio di erba cipollina fresca

Mettete le alghe a bagno per un paio di ore, poi scolatele e mettetele in un pentolino d’acciaio, con il doppio fondo, coperte a filo di acqua: aggiungete la soia e l’acidulato di riso.

Ebbene si, in questa fase sentirete un fortissimo odore di mare, un pò andato a male, per intenderci, ma poi passa.

Fate sobbollire a fuoco medio, per 20 minuti circa fino a completa evaporazione ed assorbimento di tutto il liquido: et voilà!

Anche l’odore è sparito!

Nel frattempo tostate i pinoli in padella. In un frullatore mettete tutti gli ingredienti (esclusa l’erba cipollina) e frullate fino a ottenere una salsa densa, unendo poca acqua se necessario. In ultimo aggiungete l’erba cipollina tagliuzzata finemente e servite con crostini o fette di pane integrale.

NOTA BENE:

Il patè è garantito da Ravanello! Ci metto pure la mano sul fuoco, se occorre: l’ho proposta in più di un’occasione ed anche in qualche buffet numeroso! E’ la salsa che spopola, di cui tutti vogliono il bis e la ricetta: ma voi, state sul vago … !!! Noi Italiani con le alghe ABBIAMO UN PROBLEMAche sia di memoria, ormai è chiaro.

Il paté di alghe   è    f-u-o-r   d-i   d-u-b-b-i-o   b-u-o-n-i-s-s-i-m-o,   ma la sola compitazione della parola “a l g h e”, in qualunque modo voi tentiate di pronunciarla, cagiona sempre reazioni dalle più alle meno scomposte.

Agli inizi, quando ero ancora una cuoca sempliciona, pronunciavo la parola “alghe” con noncuranza e leggiadra vaporosità, ma ho più volte veduto volti pietrificarsi sgomenti, dopo i primi insopprimibili moti voraci e puerili.

Con il tempo ho, pertanto, fatto esercizio di tecniche comunicative più soft. Ho usato dei giri di parole. A volte ho improvvisato.

Se l’interlocutore si atteggia al critico gastronomico e, con una pacca sulla spalla, mi dice: “questa tapenade di olive è squisita!”, io sorrido conciliante. In fondo questo non è mentire, ok?

Se, invece, incappo nella domanda precisa, pronunciata mediamente a bocca piena (sgrunf, sgrunf, ohhmiodddioquantoèbuonoquesto, sgrunf, sgrunf, cosacihaimessodentro?), distraggo l’interlocutore con un diversivo. Ed anche questo non è mentire.

Eh già, perchè di fare la Mangiamorte delle Alghe non ne posso più!

Meglio quindi omettere la maggior parte delle informazioni, in attesa di tempi migliori.

Ormai già lo sapete ed io lo ripeto fino allo sfinimento: come si insegna il brillantissimo Brillat – Savarin, il gusto “viene educato” dalle nostre esperienze di vita e dal nostro volere.

SALUTIAMOCI DI SETTEMBRE

Con questa ricetta, partecipo a Salutiamoci di settembre, l’ormai famosissimo gioco di Stella, Lo, Cobrizo e Brii: “La sfida consiste nel cucinare qualcosa di buono, bello e soprattutto sano, alla scoperta di nuovi ingredienti nel rispetto della loro stagionalità, approfondendo la conoscenza del rapporto tra cibo e salute, ed evitando soprattutto facili scorciatoie industriali o scelte che prediligano solo l’occhio o il palato senza tener conto della salubrità nel lungo termine”! Questo mese il gioco è ospitato da Un filo d’erba cipollina e, come ci dice la nostra squisita padrona di casa, “C’è un posto dove posso approfondire meglio l’argomento e le basi scientifiche su cui si basa Salutiamoci, scaricare le raccolte dei mesi precedenti, etc etc? Ma certo che sì, e il neo-nato blog di Salutiamoci, e lo trovate QUI”.

Ed ora vi invito a leggere il bellissimo post di Cobrizo e questa chiara e semplice presentazione delle Alghe e delle loro incredibili proprietà, qui su Salutiamoci, con testi liberamente tratti da I magnifici 20 – Marco Bianchi e Cucinare le alghe – Alice Savorelli.

E come sempre un buon, buon appetito da Ravanello Curioso!

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